La glicemia è uno dei principali parametri clinici misurati per valutare se il metabolismo funziona correttamente e, in particolare, se i livelli di glucosio nel sangue rientrano nel range di valori considerato “normale” oppure se sono presenti condizioni di glicemia alta (iperglicemia) o glicemia bassa (ipoglicemia), che devono essere corrette con cambiamenti della dieta e dello stile di vita, seguiti, se il medico lo ritiene necessario, dall’eventuale aggiunta di interventi farmacologici, per mantenere un buono stato di salute ed evitare di sviluppare il diabete.
Cos’è la glicemia
Il significato del termine “glicemia” è dato dall’unione di due parole del greco antico “γλυκύς” che significa “dolce” e “αἷμα” che vuol dire “sangue”. In sostanza, quindi, la glicemia indica la presenza di zucchero nel sangue e, in particolare, del glucosio, lo zucchero più diffuso in natura, contenuto come tale negli alimenti o derivato dalla scomposizione di altri zuccheri o sostanze nutrienti più complesse da parte dell’organismo.
La glicemia varia più volte durante il giorno e in diversi momenti della vita in funzione di innumerevoli fattori (pasti, attività fisica, durata del digiuno, età, livelli ormonali, assunzione di diversi tipi di farmaci ecc.), ma nelle persone sane tende a essere mantenuta entro “livelli normali”, ossia tipici dello stato di salute.
Questa regolazione della glicemia è resa possibile, principalmente, dalla produzione bilanciata di due ormoni, entrambi prodotti dal pancreas: l’insulina e il glucagone. L’insulina viene liberata nel sangue quando la glicemia aumenta (in particolare, subito dopo mangiato, specie se si sono assunti zuccheri) in modo da abbassarne i livelli. Il glucagone ha la funzione opposta, ossia di far aumentare la concentrazione di glucosio nel sangue.
Si parla di prediabete quando i livelli di glucosio nel sangue sono superiori alla norma, ma inferiori ai valori soglia che definiscono il diabete.
Glicemia: come e quando misurarla
La glicemia può essere misurata nel contesto di analisi di routine, quando il medico lo ritiene opportuno, oppure ai fini dello screening di condizioni di prediabete e diabete in adulti con più di 35 anni, a prescindere dalla presenza di sintomi o fattori di rischio, oppure in persone sovrappeso od obese di ogni età con almeno uno dei seguenti fattori di rischio:
- familiarità per il diabete (parente di primo grado)
- sedentarietà
- livelli di colesterolo HDL < 35 mg/dl e/o di trigliceridi > 250 mg/dl
- anamnesi di malattia cardiovascolare
- ipertensione (pressione > 140/90 mmHg o in terapia antipertensiva)
- etnia ad alto rischio (afroamericani, latini, nativi americani, asiatici americani, isolani del Pacifico ecc.)
- altre condizioni associate a insulino-resistenza (obesità severa, acantosi nigricans)
- donne con sindrome dell’ovaio policistico.
In tutti questi casi, la glicemia può essere misurata con tre tipi di esami del sangue, effettuati dopo un semplice prelievo:
- la valutazione puntuale della glicemia a digiuno (esame effettuato più comunemente)
- il test di tolleranza orale al glucosio (OGTT, Oral Glucose Tolerance Test)
- la determinazione della percentuale di emoglobina glicata (ossia legata al glucosio) sul totale dell’emoglobina presente nel sangue (esame non effettuato in gravidanza, in quanto poco affidabile).
La glicemia a digiuno indica qual è la minima quantità di glucosio presente nel sangue dopo almeno 8 ore dall’ultimo pasto. Una glicemia nella norma è indicata da valori inferiori a 100 mg/dl a digiuno Viceversa, valori a digiuno da 100 a 125 mg/dl corrispondono a uno stato di prediabete e valori a digiuno superiori a 126 mg/dl, riscontrati in due test separati, portano a emettere una diagnosi di diabete.
Anche per effettuare il test OGTT ci si deve presentare in ambulatorio a digiuno, ma in questo caso l’esame inizia con l’ingestione di una soluzione contente 75 grammi di glucosio, alla quale seguono più prelievi di sangue a vari intervalli di tempo. Ciò permette di valutare con quale velocità il glucosio assunto viene trasferito alle cellule grazie all’azione dell’insulina e, quindi, di capire se tutto funziona come si deve. In questo caso, sono considerati valori normali per un adulto nel prelievo dopo 2 ore quelli al di sotto di 140 mg/dl, mentre da 140 a 199 mg/dl ci si trova in uno stato di probabile prediabete e oltre 200 mg/dl sono presenti una ridotta tolleranza al glucosio e un probabile diabete.
Relativamente all’emoglobina glicata (esame che dà un’indicazione della glicemia media mantenuta nei 2-3 mesi precedenti), i valori normali per l’età adulta sono inferiori al 5,7%, mentre dal 5,7% al 6,4% ci si trova in uno stato di prediabete e percentuali superiori al 6,5%, riscontrate in due test separati, portano a emettere una diagnosi di diabete.
Se in uno qualunque di questi tre test viene rilevata una glicemia nella norma, può essere previsto un nuovo controllo dopo tre anni, a meno che non intervengano sintomi o circostanze tali da giustificare un’anticipazione dell’esame. In caso di valori borderline/prediabete, invece, sono raccomandate valutazioni della glicemia a cadenza almeno annuale.
In base ai valori di glicemia raccolti il medico può dedurre importanti informazioni sull’andamento della glicemia basale e del profilo glicemico complessivo e impostare una terapia ottimale.
In presenza di stati di prediabete, è importante consultare il proprio medico per valutare la necessità di monitorare altri parametri, come la pressione minima e massima e i livelli di colesterolo e trigliceridi nel sangue, che, insieme all’iperglicemia, concorrono allo sviluppo della sindrome metabolica, un insieme di condizioni che aumentano il rischio cardiovascolare e di diabete di tipo 2.
Glicemia alta: cause e sintomi
Il riscontro di glicemia alta può dipendere da diverse cause, non necessariamente legate a uno stato di prediabete o diabete. Le più frequenti comprendono:
- un pasto recente abbondante e/o più ricco di zuccheri e grassi del solito
- aver sperimentato uno stress fisico legato a una malattia acuta (febbre, influenza ecc.), a un trauma o a un intervento chirurgico
- aver vissuto situazioni di stress psicoemotivo intenso, in famiglia o sul lavoro
- aver sperimentato il “fenomeno dell’alba”, caratterizzato da variazioni ormonali tipiche delle ore iniziali del giorno che rendono meno sensibili all’insulina.
Uno stato di iperglicemia lieve può non dare alcuna manifestazione e passare del tutto inosservato, a meno di effettuare un esame del sangue per la misurazione della glicemia. Viceversa, un’iperglicemia significativa può determinare sintomi come l’aumento della sete, della necessità di bere e di urinare. Se viene eseguito un esame mirato, inoltre, sarà riscontrato glucosio nelle urine.
Glicemia bassa: cause e sintomi
Nelle persone non diabetiche, l’ipoglicemia può essere indotta da alcuni farmaci, eccessiva assunzione di alcolici, digiuno prolungato (specie negli anziani e in persone molto magre), malattie severe di vario tipo (epatite, insufficienza epatica o renale, gravi infezioni, patologie cardiache in fase avanzata ecc.), squilibri ormonali ed eccessiva produzione di insulina da parte del pancreas.
In tutti i casi, lo sviluppo di ipoglicemia si riconosce dalla comparsa di sintomi come:
- pallore
- tremori a braccia e gambe
- formicolii a labbra, lingua e guance
- mal di testa, difficoltà di concentrazione
- fame o nausea
- alterazioni del battito cardiaco, aumento della sudorazione
- irritabilità, ansia
- affaticamento, sonnolenza.
Se non si interviene subito, la sintomatologia dell’ipoglicemia evolve con comparsa di notevole confusione mentale, cambiamento del comportamento, disturbi della vista, difficoltà di linguaggio, perdita di coordinazione dei movimenti, incubi (se si instaura nel sonno). Quando l’ipoglicemia è particolarmente severa e non viene contrastata in modo tempestivo, possono manifestarsi sintomi neurologici più gravi, fino alla perdita di coscienza e al coma.
Glicemia alta: cosa mangiare per abbassarla
Quando gli esami del sangue segnalano valori di glicemia a digiuno e/o di emoglobina glicata al di sopra della soglia di normalità, ma non così elevati da emettere una diagnosi di diabete vero e proprio (condizione di prediabete), i primi interventi da considerare per correggere questi parametri riguardano la dieta e l’esercizio fisico.
In particolare, è importante ridurre l’apporto di zuccheri semplici, grassi e sale e seguire un’alimentazione complessivamente sana e bilanciata dal punto di vista dell’apporto nutrizionale e calorico. I cibi da consumare in via preferenziale sono:
- verdura e frutta fresche
- frutta secca (in piccole quantità, in quanto molto ricche di calorie)
- frumento, riso, avena, farro, orzo e altri cereali integrali (con moderazione)
- l’olio d’oliva (da utilizzare per condire a crudo).
Sul fronte delle bevande, l’ideale è assumere acqua, tè o tisane senza zuccheri aggiunti, mentre vanno evitati le bibite dolci e gli alcolici (salvo eventualmente, 1-2 bicchieri di vino rosso al giorno per l’uomo e 1 per la donna).
Altri rimedi naturali che sembrano contribuire a contrastare l’iperglicemia comprendono la cannella, i semi di lino, l’avena, il ginseng, il magnesio e la soia. Infine, sono disponibili numerosi integratori per ridurre la glicemia, come ad esempio probiotici ed estratti naturali. Benché generalmente sicuri, prima di assumere questi o altri integratori per normalizzare la glicemia è consigliabile verificare con il medico quali possono essere indicati nel proprio caso.
Glicemia e attività fisica
Aumentare l’esercizio fisico, muovendosi almeno mezz’ora al giorno tutti i giorni (o quasi), è fondamentale per ridurre l’iperglicemia perché permette di usare il glucosio presente in eccesso nel sangue per il lavoro muscolare e di ridurre l’insulino-resistenza. Inoltre, l’attività fisica regolare aiuta a perdere peso e a tenere sotto controllo la pressione arteriosa minima e massima e i livelli di colesterolo, facendo aumentare il colesterolo buono HDL (High Density Lipoproteins). Tutti aspetti che migliorano il profilo metabolico complessivo, contrastando la sindrome metabolica e il rischio cardiovascolare.
Sia per migliorare la sensibilità dell’organismo all’insulina sia per ridurre il rischio di malattie cardiovascolari e di altra natura (polmonare, oncologica ecc.), è importante anche evitare di fumare.
Glicemia bassa: cosa mangiare
In caso di glicemia troppo bassa è importante sapere che cosa fare e farlo in fretta perché, se non contrastata, l’ipoglicemia può aggravarsi, causando un significativo malessere, fino ad arrivare, nei casi più severi, a costituire un serio rischio per la salute.
Il trattamento immediato dell’ipoglicemia lieve-moderata consiste nell’assumere subito alimenti o bevande contenenti zuccheri semplici (come per esempio il miele) rapidamente assimilabili dall’organismo, per riportare il livello di glucosio nel sangue nel range di normalità e ripristinare uno stato di benessere.
Un intervento medico urgente è necessario se i valori di glicemia scendono molto al di sotto di 70 mg/dl e la persona si trova in stato di incoscienza (ipoglicemia severa), non essendo quindi in grado di ingerire autonomamente zuccheri (in forma solida o liquida) per bocca.
Fonti
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