Le abitudini e le azioni quotidiane di una giornata-tipo, che vanno a comporre quello che normalmente è definito stile di vita, esercitano un enorme impatto sulla salute, sul benessere e sulla qualità della vita, sia a breve che a lungo termine, sia in senso positivo sia in senso negativo. Ci sono molteplici studi medico-scientifici a sostegno di questo concetto e si sta diffondendo anche una vera e propria “medicina dello stile di vita”, orientata alla gestione e soprattutto alla prevenzione di patologie come obesità, diabete di tipo 2, malattie cardiovascolari ecc.
La maggior parte di tali condizioni, infatti, è spesso il risultato di uno stile di vita frenetico, malsano, sedentario e basato su una scorretta alimentazione, tipico in particolare del mondo occidentale. Correggere le pratiche e le abitudini sbagliate è fondamentale: evitare il tabacco e l’alcol, condurre una vita attiva, aumentando il livello di attività fisica, e scegliere con cura gli alimenti da mangiare sono esempi di interventi raccomandati per la prevenzione, senza dimenticare che intervenire su uno stile di vita sbagliato è importante anche in chi si è già ammalato o in chi ha già superato una malattia.
Tra le patologie verso cui si stanno maggiormente concentrando gli sforzi di prevenzione attraverso la correzione dello stile di vita, c’è sicuramente il diabete. Guardando solo all’Italia, in base ai dati ISTAT, nel 2020 si è stimata una prevalenza del diabete pari al 5,9%, che corrisponde a oltre 3,5 milioni di persone, con un trend in lento aumento negli ultimi anni.
L’American Diabetes Association punta l’attenzione anche sul cosiddetto prediabete, condizione in cui, pur in assenza della malattia diabetica, si registra un metabolismo alterato dei carboidrati. Tale condizione è infatti ritenuta un fattore di rischio per il successivo sviluppo non solo del diabete, ma anche di malattie cardiovascolari. Fortunatamente pur in presenza di prediabete, la progressione verso il diabete di tipo 2 è evitabile in quanto si tratta di una condizione reversibile. Ma come è possibile far regredire il prediabete? Proprio attraverso una serie di interventi sullo stile di vita, come vedremo di seguito.
Prediabete: di cosa parliamo
Con il termine prediabete si indica una condizione in cui, per via di un anomalo metabolismo dei carboidrati, i livelli di zuccheri nel sangue sono più alti del normale e si riscontra una ridotta tolleranza al glucosio, senza che i valori sia ancora così elevati da far scattare la diagnosi di diabete di tipo 2.
Le cause esatte di tale condizione non sono note. Esistono però alcuni fattori che espongono al rischio di svilupparlo (e che sono i medesimi che aumentano il rischio di diabete), come per esempio:
- sovrappeso o obesità (a maggior ragione se il tessuto adiposo si concentra sul girovita)
- storia familiare di diabete mellito (genitore o fratello)
- diabete durante la gravidanza (diabete gestazionale)
- sindrome dell’ovaio policistico
- ipertensione
- sedentarietà
- età (il rischio aumenta dopo i 35 anni)
- razza o etnia (sembra che afroamericani, latino-americani e nativi americani siano tra le popolazioni più a rischio di prediabete)
- fumo
- alimentazione ricca di carne rossa e lavorata e bevande zuccherate
- dislipidemia (in particolare alti livelli di trigliceridi e bassi livelli di colesterolo HDL, quello “buono”).
Nella maggior parte dei casi il prediabete non si manifesta in maniera evidente salvo, a volte, attraverso la comparsa di zone della pelle più scure su alcune parti del corpo (come collo, ascelle, inguine) (5) e, in una minoranza di casi, attraverso alcuni sintomi che possono indicare una possibile progressione verso il diabete di tipo 2, come per esempio: aumento dell’appetito, debolezza e stanchezza (quella che in inglese è detta fatigue), visione offuscata, perdita o aumento di peso inspiegabili, tagli o lividi a guarigione lenta, sanguinamento delle gengive.
In generale, quindi, la diagnosi viene posta sulla base dei risultati di un esame del sangue. In particolare, si parla di prediabete in presenza di almeno un valore compreso nei seguenti range:
- glicemia a digiuno compresa tra 100 e 125 mg/dl
- glicemia compresa tra 140 e 199 mg/dl due ore dopo l’assunzione di una soluzione di acqua e 75 g di glucosio
- emoglobina glicata o A1C (parametro ematico che misura il livello medio di glucosio nel sangue negli ultimi 2 o 3 mesi) compresa tra il 5,7 e il 6,4%.
Le linee guida dell’American Diabetes Association raccomandano di sottoporsi ai test di screening per individuare il prediabete o il diabete già a partire dai 35 anni, o anche prima in presenza di fattori di rischio, come sovrappeso o obesità, parenti di primo grado diabetici ecc.
Perché è importante avere uno stile di vita sano
Il significato letterale di prediabete, ovvero “che viene prima del diabete” sta a evidenziare la possibilità di un successivo sviluppo del diabete di tipo 2 che, a sua volta, può portare a una serie di complicanze. Diventa quindi importante trattare il prediabete, riportando i livelli di zuccheri nel sangue alla normalità, o, per lo meno, prevenendo il loro ulteriore innalzamento.
Considerando inoltre che, come visto, i fattori di rischio per il prediabete sono sovrapponibili a quelli per il diabete e comprendono anche elementi modificabili, avere un corretto stile di vita (per esempio facendo attenzione a cosa mangiare o praticando livelli adeguati di esercizio fisico) può essere utile anche per prevenire il diabete stesso.
A conferma del ruolo preventivo di interventi multipli sullo stile di vita ci sono i risultati di diversi studi che hanno evidenziato come un intervento intensivo sullo stile di vita in individui con prediabete potrebbe ridurre l’incidenza del diabete di tipo 2 del 58% in 3 anni.
Come cambiare stile di vita
Parliamo ora di stile di vita e prediabete. Per quanto riguarda la dieta, in caso di prediabete non esiste un modello di alimentazione “perfetto”: ne sono stati valutati varie tipologie (tra cui il modello mediterraneo, quello vegano, quello vegetariano, gli approcci dietetici per abbassare la pressione sanguigna alta, una dieta a ridotto apporto di carboidrati o di grassi e il chetogenico), ma le prove disponibili non permettono di chiarire ancora quale sia il modello alimentare ottimale per prevenire il diabete in soggetti con prediabete. Solitamente, viene consigliato un regime alimentare a ridotto contenuto calorico e a basso contenuto di grassi e carboidrati. Da evitare sono anche gli zuccheri aggiunti, mentre è bene prediligere gli alimenti ricchi di fibre.
Altro punto fondamentale di intervento riguarda l’esercizio fisico: è importante impegnarsi in uno stile di vita più attivo. L’attività fisica regolare, infatti, aiuta l’organismo a impiegare in maniera efficiente l’insulina (l’ormone prodotto dal pancreas che ha la naturale funzione di regolare la glicemia, consentendo l’ingresso degli zuccheri nelle cellule) e a utilizzare gli zuccheri per produrre energia.
Per questo viene in genere raccomandato di impegnarsi almeno 150 minuti a settimana (distribuiti su almeno 3 giorni a settimana e con non più di due consecutivi senza) in una attività aerobica di intensità da moderata a vigorosa, come la camminata veloce, o, a chi è fisicamente più in forma, per almeno 75 minuti di attività aerobica vigorosa. Le raccomandazioni vanno infatti adattate dal medico sulle esigenze specifiche di ciascuno. Possono essere incluse anche pratiche di origine orientale, come yoga e tai chi, per aumentare flessibilità, forza muscolare ed equilibrio.
L’esercizio fisico regolare, inoltre, combinato a un corretto regime alimentare, aiuta a dimagrire, se necessario, o comunque a mantenere il peso-forma, altro obiettivo importante di prevenzione. È stato dimostrato, infatti, che, se si è in sovrappeso, perdere anche solo dal 5% al 7% del proprio peso corporeo può ridurre significativamente il rischio di diabete di tipo 2.
Infine, un ultimo ma non meno importante intervento sullo stile di vita consiste nello smettere di fumare: ricordiamo, infatti, che il fumo può aumentare la resistenza all’azione dell’insulina, incrementando il rischio di diabete di tipo 2 nelle persone con prediabete, e può anche esporre a un maggior rischio di successive complicanze.
Fonti
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- Bodai BI, et al. Lifestyle Medicine: A Brief Review of Its Dramatic Impact on Health and Survival. Perm J. 2018;22:17-025. doi: 10.7812/TPP/17-025.
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- Alvarez S, Coffey R, Algotar AM. Prediabetes. [Updated 2022 Jul 18]. In: StatPearls [Internet]. Treasure Island (FL): StatPearls Publishing; 2022 Jan. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/books/NBK459332/
- ElSayed NA et al. Prevention or Delay of Type 2 Diabetes and Associated Comorbidities: Standards of Care in Diabetes—2023. Diabetes Care 1 January 2023; 46 (Supplement_1): S41–S48. https://doi.org/10.2337/dc23-S003
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- ElSayed NA et al. Facilitare i comportamenti positivi per la salute e il benessere per migliorare i risultati di salute: standard di cura nel diabete—2023 . Cura del diabete 1 gennaio 2023; 46 (Supplemento_1): S68–S96. https://doi.org/10.2337/dc23-S005